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In quest’articolo capire come il CBD può aiutarci per i dolori da emicrania e vedremo l’opinione in materia da parte della ricerca italiana!
Innanzitutto cerchiamo di capire meglio cosa l’emicrania sia. L’emicrania appartiene alla famiglia delle cefalee ed è la forma più frequente di mal di testa di grado medio-grave, molto doloroso e potenzialmente invalidante. Solitamente si presenta con un dolore acuto o pulsante localizzato nella parte anteriore o su un lato della testa. L’attacco emicranico può aumentare di intensità e cambiare posizione, estendendosi e coinvolgendo fronte e tempie. L’emicrania si manifesta con attacchi ricorrenti che possono durare poche ore o persino giorni e la cui frequenza è altrettanto variabile (da pochi episodi in un anno a 2-3 crisi alla settimana).
In Italia si stima che circa 8 milioni di persone soffrano di emicrania, con le donne che mostrano una probabilità di soffrire di questa condizione tre volte maggiore rispetto agli uomini. In ogni caso, e aldilà delle differenze di genere, il 12% circa della popolazione generale riporta di avere avuto un attacco di emicrania almeno una volta nella vita.
🙌 L’insorgenza, generalmente, si colloca durante l’età adolescenziale, con variazioni degli attacchi nella vita adulta, ed una loro diminuzione dopo i 50 anni. I sintomi (dolore pulsante, nausea, sensibilità alla luce e ai suoni) possono essere insopportabili e variare molto da soggetto a soggetto. Chi ne è colpito spesso deve ricorrere al riposo completo, al buio e in un ambiente tranquillo.
Sebbene esista una correlazione tra emicrania e il consumo di alcuni cibi (ad esempio cioccolato, agrumi, formaggi stagionati) o bevande (come vino rosso, tè, caffè) e sicuramente esista anche un legame con stress, disturbi del sonno, cambiamenti climatici, uso di alcuni farmaci, le cause dell’emicrania non sono del tutto note.
Il primo approccio nella cura e prevenzione dell’emicrania si basa sulla riduzione ed eliminazione, ove possibile, dei fattori scatenanti (ad esempio cambiamenti climatici, consumo di particolari cibi o bevande). Qualora questo non sia praticabile o efficace o nel caso in cui il dolore sia talmente intenso da impedire il normale svolgimento delle attività quotidiane, è possibile ricorrere alla terapia farmacologica seguendo le indicazioni del proprio medico.
Numerosi studi clinici e preclinici suggeriscono uno stretto legame tra emicrania e alterazioni della neurotrasmissione mediata dal sistema endocannabinoide. Questa ipotesi è confermata dall’evidenza che molti pazienti che soffrono di emicrania mostrano una ridotta attività del sistema endocannabinoide.
Gli studi preclinici condotti su animali da laboratorio, cui viene indotta l’emicrania tramite attivazione del sistema trigemino-vascolare, confermano questi dati. L’iperalgesia nel modello murino è, associata ad una aumentata attività degli enzimi catabolici (FAAH) e Monoacylglycerol lipase (MAGL), responsabili della degradazione dei cannabinoidi endogeni (principalmente anandamide e 2-arachidonoilglicerolo), e ad una aumentata espressione dei recettori per i cannabinoidi in diverse aree cerebrali. Nel loro insieme, queste evidenze scientifiche suggeriscono che una disfunzione dell’attività del sistema endocannabinoide svolge un ruolo importante nel processo fisiopatologico dell’emicrania.
Recenti studi preclinici condotti dalla Dr.ssa Rosaria Greco, responsabile dell’ Unità di Ricerca Neurovascolare Traslazionale presso l’IRCCS Fondazione Mondino di Pavia, hanno dimostrato come un aumento della quantità di cannabinoidi endogeni, indotto tramite l’utilizzo di inibitori degli enzimi FAAH e MAGL, possa costituire una nuova strategia terapeutica nel trattamento dell’emicrania. 🌱
In particolare, in un primo studio pubblicato sulla rivista internazionale Cephalalgia nel 2018, la Dr.ssa Greco ha dimostrato che l’inibizione dell’enzima MAGL ed il conseguente aumento dei livelli di 2-AG risulti efficace nel prevenire l’iperalgesia in un modello animale di emicrania.
In un ulteriore studio del 2021 pubblicato su Neurobiology of Disease lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato come, nello stesso modello animale di emicrania, l’aumento dei livelli di AEA tramite l’inibizione dell’enzima di degradazione FAAH riduca sia l’iperalgesia sia il processo infiammatorio innescato dall’attivazione del sistema trigemino-vascolare.
Questi risultati suggeriscono che l’inibizione di entrambi gli enzimi FAAH e MAGL, con conseguente amplificazione della neurotrasmissione endocannabinoide, possano costituire un potenziale target terapeutico nel trattamento dell’emicrania.
Sebbene ulteriori studi siano necessari per definire i meccanismi molecolari alla base dell’effetto analgesico degli inibitori FAAH e MAGL, i risultati ottenuti da questi studi contribuiscono a rafforzare l’ipotesi che la modulazione farmacologica del tono endocannabinoide possa costituire una nuova ed importante strategia terapeutica nel trattamento dell’emicrania. 💚
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