Oggi il Dottore vi parlerà di qualcosa di esclusivo e innovativo: come la cannabis può aiutare l’alimentazione della capra al pascolo 🐐
“È possibile migliorare la produzione di latte e avere animali produttivi e sani senza il bisogno di utilizzare farmaci?” Partendo da questa domanda, il dr Ruggero Amato dell’Università Federico II di Napoli, ha portato avanti un progetto di ricerca dai risvolti interessanti nell’ambito della zootenica.
Nell’ambito di quelli che potremmo definire i “nuovi usi” della cannabis rientra certamente l’uso nutraceutico – quasi medicinale – della pianta stessa, intesa come un alimento che (nel nostro caso) possa migliorare le produzioni di latte, in termini di qualità e di quantità. 🥛
Ad onor del vero, da almeno 4500 anni la cannabis è utilizzata come pianta medicinale nella medicina tradizionale cinese prima e nel mondo occidentale poi (esistono antiche prove della presenza di cannabis in Europa, tuttavia il suo utilizzo è probabilmente riconducibile a pratiche religiose e sciamaniche più che mediche). Un aspetto tuttavia spesso ignorato è che la cannabis viene in realtà utilizzata, alle pendici dell’Hindu Kush ed in generale nei suoi areali di coltivazione ancestrale, come foraggera in quanto pianta resistente ed altamente nutritiva.
Nel corso della sperimentazione, che fa parte di un progetto più ampio (nominato per ovvi motivi “la capra allegra”) volto ad analizzare gli effetti della somministrazione di cannabis da più punti di vista possibili, si è tenuto conto non solo delle produzioni di latte ma anche dell’eventuale effetto antielmintico (contro alcuni endoparassiti) proprio del CBD o delle altre sostanze estratte dalla pianta di cannabis. 🪴
Ma per quale motivo proprio la cannabis e non un’altra pianta dal comprovato effetto nutraceutico?
- Il considerevole contenuto di CBD, molecola che svolge varie funzioni nell’organismo tra cui antinfiammatorio, antiossidante e che soprattutto coadiuva, interagendo con il sistema endocannabinoide, il mantenimento dell’omeostasi.
- Il variegato panel di terpeni, che da un lato svolgono una funzione antielmintica ed antibatterica e dall’altro sono precursori degli acidi grassi “nobili” del latte, tra cui l’acido linoleico coniugato (CLA).
- I polifenoli, naturalmente presenti in tutte le piante e particolarmente abbondanti nella cannabis, grazie all’accurata selezione effettuata dall’uomo. Tali molecole posseggono una spiccata attività antiossidante ed influenzano le caratteristiche aromatiche del latte.
In conclusione, dai risultati della ricerca pare che la cannabis possa effettivamente avere un ruolo di primo piano nell’alimentazione degli animali da reddito e che possa essere sfruttata come valido aiuto dalle aziende interessate a diminuire l’input di prodotti di sintesi volti sia a migliorare le produzioni di latte (quanti-qualitative) che la salute dei propri soggetti. 💚